LA MEMORIA DEL CORPO di Elisabetta Milani

I TRAUMI E LE CICATRICI

Un viaggio tra mente e corpo, tra psiche e soma...certi traumi a distanza di tempo suonano il campanello della coscienza e si ripresentano, inattesi per essere processati, elaborati e superati dal corpo. 

Il corpo registra su di sé anni di vita e di esperienze e se la mente a volte per sopravvivere li archivia, il corpo in certi momenti li rispolvera, forse perché è maturato il tempo di fare pulizia e spazio.

IL DOLORE

 A volte il dolore salva, a volte il dolore risveglia l’attenzione, a volte il dolore riporta l’individuo a sé. Accogliere il dolore e decidere di ascoltarlo, comprenderlo ed elaborarlo è il viaggio per conoscere e conoscersi, se si ha la voglia e forse anche il coraggio di farlo. 

Si comincia così, percependo un dolore fisico anomalo. Lo si ascolta e si scoprono delle connessioni. Senti una punta lancinante nella schiena, tra le scapole che a volte sale, arriva fino al collo, pervade la cervicale, invade il cranio, s’insinua nella radice dei capelli, arriva alla fronte, scende su un occhio e tutto il tuo corpo diventa improvvisamente solo quel dolore. Ti accorgi che il respiro è più corto, si blocca sopra il diaframma, allora cerchi fiato, ti sforzi di renderlo più profondo, di arrivare all’addome ma non ci riesci. Le tue cupole diaframmatiche sembrano aver chiuso la porta a doppia mandata. E lui, il respiro resta lì, davanti ad un percorso sbarrato e qualcosa ti vibra tra il petto e lo stomaco e sembra acuire ulteriormente quel dolore infra-scapolare. Non sei avvezzo ad utilizzare farmaci e allora provi a sdraiarti, a fare esercizi di allungamento, di torsione, vai alla ricerca di un respiro più sottile, che porti calma e si irraggi per magia nei muscoli, nelle ossa, nel sangue. Lo visualizzi, lo guidi, ma poi arriva là davanti a quella porta che non si apre. 

IL CORPO

Ti chiedi se è nato prima l’uovo o la gallina, da dove partire. Capisci che devi farti aiutare perché da sola non ci riesci e allora pensi come esternare quello che ti succede, per farlo non solo capire ma anche comprendere. Parti dal dolore, quello è facile da descrivere. Chiedi al tuo fisioterapista di fiducia, che osserva la tua schiena, la indaga, la tocca, sente il blocco e lo mobilizza. Il dolore dorsale si allenta, avverti le scapole riscaldarsi nuovamente laddove percepivi porzioni raffreddate, la sensazione di leggerezza muscolare pervade anche la mente e ti senti meglio…per qualche giorno. Poi di notte, quando la parte razionale è sopita qualcosa ti sveglia: il respiro. Quel respiro che nuovamente bussa alla porta addominale, che chiede al diaframma di abbassarsi e di lasciarlo passare, ma niente, lui non apre, non risponde. Intanto la mente si sveglia, richiama la consapevolezza che porta attenzione proprio a quello che il respiro sta chiedendo. Anche la parte razionale si accorge che quel varco è chiuso, malgrado il dolore dietro alla schiena non ci sia. Il bisogno di respirare in maniera più profonda si fa sentire e infatti dopo qualche giorno ritorna l’irrigidimento dorsale, la punta lancinante. E così capisci, anzi comprendi, prendi con te, su di te, per te, la verità del tuo dolore, effetto e non causa, di una difficoltà. Non respiri, non stai facendo respirare il tuo corpo, non stai facendo respirare la tua mente, non stai facendo respirare la tua anima. Però hai chiaro dove devi intervenire.

Ci riprovi da sola, perché hai imparato a respirare in modo diaframmatico sin da quando stavi in pancia, è una capacità archetipica…..ma niente, non funziona, non ci riesci. Da sola non ci puoi riuscire e allora ti rivolgi a chi sai potrà aiutarti, perché percepisce molto di quello che percepisci tu e opera su più livelli, alcuni dei quali insondabili ai più. Il mondo del cranio-sacrale, del movimento dei fluidi cerebrospinali s’insinua nella testa, nello stomaco e inizia un lavoro costante e preciso, una chiave che conosce la serratura da aprire: il respiro passa oltre il confine e diventa profondo, l’addome si scalda, il battito si calma e la mente rispolvera vecchi ricordi nascosti, archiviati e dolorosi legati a un trauma, proprio quello che ha causato il problema alla dorsale e alla cervicale.

Ricordi che salgono da una profondità scura e giungono allo stato di coscienza, e ti sputano in faccia dopo 25 anni tutta la loro forza, con dettagli di voci, parole, boati e silenzio, quel silenzio che si riempiva di urla con cui chiamavi quel nome che non rispondeva più, che aveva le braccia abbandonate, senza più presa…e da lì avevi capito tutto in pochi secondi, con l’adrenalina a mille che ti impediva di sentire qualunque dolore fisico e poi tutti i momenti a seguire e a precedere, tutto riaffiorato come se accaduto da poco, pochissimo. Risentire, riprovare, ripercepire, risoffrire, il tutto attraverso un dolore presente identico ad un dolore passato. Capisci che devi riviverlo con una maturità diversa, che non lo nasconde più, ma lo processa, e devi perdonarti per lasciarlo andare, perché non ti sei perdonata allora e l’hai legato a te inconsapevolmente, là in quel punto che vi ha accomunate…la vita pulsa sempre!