IO, I MIEI PIEDI, LE TUE MANI di Elisabetta Milani

Ci sono periodi della vita in cui l’universo sembra concentrarsi ad inviarci segnali simili tra loro. In questo mio specifico ricevo tantissimi messaggi in forma olografa, forse perché le parole scritte a mano possiedono una grande energia, forse perché scrivere per chi lo fa è terapeutico, forse perché chi è in linea empatica avverte che anche questo è uno scambio che può essere utile sia al mittente sia al destinatario.

Al di là dei perché che poco importano ho ricevuto una lettera lunghissima da parte di una persona che ha percorso con me un suo cammino di crescita personale attraverso la riflessologia plantare. Ha voluto condividere la sua esperienza e mi ha chiesto di pubblicarla. Penso sia un gesto molto generoso da parte sua, forse troppo generoso, quindi mi sento di omettere alcune parti, più per un pudore mio forse, ma mi risuona meglio così e lo contamino il meno possibile con la mia scrittura.

“Io, i miei piedi, le tue mani: io ne sono uscita diversa, i miei piedi adesso parlano anche a me e le tue mani mi mancano, ma tornerò. Mi hai detto che non devo soggiacere alle dipendenze e mi hai allontanato e mi hai detto vai con i tuoi piedi lontano e me lo sono scritta e lo rileggo tutte le sere prima di addormentarmi massaggiandoli e insistendo sui punti che mi hai indicato, ma è diverso e quindi tornerò, lo sai vero?. [….]

Sono diversa e voglio ringraziarti per quello che mi hai trasmesso, per quello che hai sentito e per come hai avuto pazienza nell’accompagnarmi a riconoscere il mio problema, beh ne sono usciti più di quelli che pensavo, ma siamo riuscite a prenderli in carico tutti insieme e a guardarli in faccia uno alla volta. [….]. Adesso riesco a dormire e non mi spavento più e ascolto ogni cosa che faccio. […]

Ti informo che ho iniziato a curare i miei piedi, visto che hai detto che mi devono sostenere in tutti i passi della vita, che devono respirare e che devono assorbire le forze della Terra. Quindi seguo alla lettera i consigli e li tengo idratati, asciutti e cammino scalza per casa, grande risultato per una che non si è mai guardata i piedi. Ma posso dire cosa ho provato con le tue mani sui miei piedi? La tranquillità e la serenità, come se in quel momento mi stessi dicendo “Adesso ci penso io a te, tu non preoccuparti di niente”.

Lo so che starai scrollando la testa e pensando che non ho capito niente e che devo essere io a prendere in mano la mia vita e a non riversare attese sugli altri e che tu non hai fatto niente. Lo so e non mi aspetto niente da te, ma forse avevo bisogno di sentire questo e lo sentivo attraverso le tue mani e i tuoi occhi. Sto rileggendo quello che ho scritto e se fossi un uomo sembrerebbe quasi una lettera d’amore, ma un po’ lo è anche se naturalmente in un senso diverso”.

“Non credevo nella riflessologia plantare, ma forse perché l’esperienza che avevo avuto era un po’ lontana da questa. Il fatto che tu mi abbia detto che dovevo compartecipare ascoltando i cambiamenti, anche i più piccoli e portare l’attenzione su di me mi ha indotto a ricercare gli effetti e il risultato lo conosciamo”.[…]

Mi limito a questa parte della lettera, ma solo perché il resto è davvero più dettagliato e privato e deve rimanere tale. 

Questo estratto è sufficiente per far capire come possano esserci percorsi diversi per poter coltivare il proprio benessere, per aumentare la propria consapevolezza nella quotidianità senza lasciarsi distrarre da una forma di memoria procedurale, utile sicuramente ma a volte un buon alibi per non restare nel presente. I piedi sono le nostre basi, il nostro appoggio, la fonte di equilibrio, di movimento, di libertà, le nostre radici che però possiamo portare ovunque vogliamo! Grazie a te delle tue parole, spero di non aver omesso parti che avresti voluto veder pubblicate, ma è importante non disperdere ciò che hai alimentato.

Buona vita!